Confrontando Grillo

 2013.03.17. 08:29
Ritenendo condivisibile il quadro tracciato da Bracconi ( http://bracconi.blogautore.repubblica.it/ ) sul fenomeno M5S e ancora di piu’ le implicite  tesi sulla  deleteria pericolosita’ di esso, mi permetto di indicare delle modalita’ di confrontarlo. La succinta analisi che segue si basa su teoria e prassi della „scienza discorsiva”  o „approccio discorsivo” alla politica, suppongo, non molto scostante  dai procedimenti  discorsivi che generano la realta’ (virtuale) di cui si avvale il signor Casaleggio ed Associati. Del resto pare giusto combattere ad armi pari e soprattutto sullo stesso piano di battaglia, perché battaglia e’…
Le considerazioni di tipo moralistico, economico, storico, sociale eccetera non compaiono in quest’analisi, e non per mancanza di umana sensibilita’, ma perché a questo punto sono da considerarsi gia’ compiute, in quanto concorrono alla formulazione del giudizio sul fenomeno e alla determinazione conseguente di volerlo combattere.

 

L’analisi discorsiva dei testi grillini e dell’attivita’ dibattimentale dei suoi sostenitori ha dato il seguente risultato: si tratta di un impianto comunicativo „totale”, che ha lo scopo di creare una narrazione esclusiva del mondo alla quale viene altresí attribuito un alto valore morale, superiore rispetto ai concorrenti modelli descrittivi. Entrando in questa narrazione  uno viene a credere  di  ottenere la capacita’ di interpretare e collocare ogni fenomeno del mondo e nello stesso tempo si contraddistingue nettamente dalle concorrenti interpretazioni e  dalle persone nonché dai gruppi „peggiori”,  che sono o „infiltrati”, o fautori o succubi del „vecchio”, „obsoleto”, peccaminoso” che il pensiero grillino abbia superato e stia per seppellire. Di qui - tra le altre cose - la costatazione ricorrente „ma tu non hai capito niente, perché sei prigioniero del pensiero vecchio” : la narrazione „totale” vuole  appropriarsi sempre anche dell’interpretazione dei propri enunciati per chiudere completamente l’involucro comunicativo sia per chi sta dentro, sia per chi sta fuori (e quindi e’ come i lupi che vogliono sbranare gli adepti).

 

Visto cosí, naturalmente il progetto comunicativo e’ vecchio come il cucco ( ometto volutamente le affermazioni di tipo qualitativo come ’settario’ o ’totalitario’ per evitare dibattiti fuorvianti). In termini discorsivi ed argomentativi possiamo definirlo un „metaframing” totale: ogni interpretazione di ogni fenomeno che ricorre nel discorso  serve soltanto come illustrazione della narrazione „totale” quindi gli enunciati come la „casta che ha distrutto l’Italia”,  „la decrescita”, la „cancellazione del finanziamento dei partiti”, „le nanoparticelle” volutamente non sono supportati da argomentazioni sostenibili anche al di fuori del contesto grillino, di tipo „pro e contro”, bensí solo da  pseudo-argomenti che hanno lo scopo di confermare la validita’ della narrazione di base illustrandola con tali tesi. Di per sé quindi la – peraltro facile – confutazione di queste tesi  o affermazioni risulta da sola completamente inutile, perché la struttura di una narrazione del genere non puo’ essere smontata confutando gli argomenti: funzionano a mo’ dell’Idra di Lerna, la struttura prevede un’”immortale” narrazione centrale, e l’asportazione delle teste –  i pseudo-argomenti anche inconsistenti tra loro – non hanno alcun effetto sulla „vita” della narrazione. Da un punto di vista della coesione di gruppo, poi,  piu’ i pseudo-argomenti sono inconsistenti o assurdi, meglio e’: credo quia absurdum, la fede eccelle contro l’incredulita’ pilotata degli „intellettuali” e dei „lupi”.

 

Quando gli adepti o sostenitori  formulano dei testi partendo da tali  strutture argomentative, devono  necessariamente utilizzare degli pseudo-argomenti. Questi pseudo-argomenti (tra cui anche semplici errori di logica e  „trappole linguistiche”) sono per fortuna nostra facilmente catalogabili. Non essendo qui possibile  compilare  un elenco completo, notiamo solo i piu’ interessanti e sottili di essi (i soliti „argumenta ad hominem”, i „non sequitur”, il „processo alle intenzioni”, cioe’ una presunzione velleitaria e circolare su motivazioni sporche o cattive intenzioni (mentre naturalmente le  intenzioni di Grillo e Casaleggio sono al di la’ di ogni sospetto) ,  sono presenti ad nauseam). La contrapposizione del „nuovo ed il vecchio”  non comporta -  come parrebbe, stando ai testi grillini -   un giudizio qualitativo, cosí come Bracconi giustamente osserva usando il paragone dell’acqua sporca e del bambino. Il „tu non capisci” presuppone falsamente che l’interpretazione dell’enunciato possa richiedere l’iniziazione o la precedente accettazione della narrazione (argomentazione circolare). Da notare il blocco dell’uso di quelle parole con false interpretazioni  ripetute fino all’assuefazione che nel loro significato comune descriverebbero precisamente aspetti del progetto grillino „noi siamo populisti perché esprimiamo il desiderio del popolo”, eccetera. Il messaggio e’ sempre lo stesso: la delimitazione completa del mondo degli adepti da quello dei peccatori o di coloro che brancolano ancora nel buio.

 

Come combatterlo? Con il metodo del „metaframing”, e cioe’ dando una cornice di interpretazione che parte da un livello di analisi superiore: esporre sempre, ad ogni ricorrenza l’insostenibilita’ logica dello pseudo-argomento, ma non basta. Da quanto precedentemente esposto consegue che in questi contesti della comunicazione totale non e’ mai sufficiente confutare una tesi o indicare un’assurdita’. Tali affermazioni devono essere sempre e comunque inserite nel contesto della confutazione dell’intera narrazione grillina. Ogni confutazione parziale deve contemplare anche la confutazione del progetto intero. Se un’espressione e’ stata bloccata nel gruppo degli adepti  come per esempio la parola „populista”, bisogna ridarne con enfasi il significato ripetendola ed esplicandola e solo dopo  cercare dei sinonimi. Per contro, le parole coniate da Grillo che contribuiscono alla coesione di gruppo, come: „pdmenoelle”, vanno ridicolizzati. Se l’analogia del  „fascismo” non convince  e viene messa in discussione, utilizziamo l’”autoritarismo”, indicando che descrive ancora meglio cio’ che e’ comune nel fascismo e nello stalinismo e – mutatis mutandis – calza ancora di piu’ a pennello… Se per caso un elemento del progetto grillino pare accettabile anche al di fuori del contesto originale, per esempio il taglio del numero dei parlamentari, mai accettarlo senza denunciare l’assurdita’  del contesto grillino…

 

Confutiamo con enfasi la falsa presupposizione che la giusta critica di un sistema renda automaticamente giusta la proposta politica di chi ha criticato… La storia del pensiero politico abbonda di ideologie che hanno creato l'illusione della propria fondatezza morale ed operativa a una denuncia del passato, rivelandosi poi di gran lunga piu' deleterie ed immorali rispetto ai sistemi che hanno suggerito di superare. A un'analisi piu' attenta il livello di rifiuto generalizzato del passato e della contrapposizione ad esso nonché la contestuale vaghezza della "nuova" proposta  potrebbe indicare il prevedibile livello di sopruso ed immoralita' che il movimento che si pone in questi termini, sta per sfornare...

 

Dobbiamo sottolineare che  la descrizione „la casta e cioe’ il sistema pluripartitico abbia distrutto l’Italia” sia un’analisi  falsa, anche se si basa su osservazioni parzialmente condivisibili: il sistema pluripartitico in effetti ha anche costruito quell’Italia, di cui adesso si dice che sia stata distrutta. Dall’altra parte si puo' utilizzare con una certa convinzione anche l'argomento  che "nel mondo sono state soltanto le democrazie rappresentative che hanno realizzato lo stato di benessere e liberta’ che ricorre anche nell’immaginario grillino", mentre le „democrazie dirette” dei capipopolo hanno portato ovunque la tirannia e la distruzione…

 

Questo non e’ il momento delle autocritiche indiscriminate  dei partiti dell'"arco costituzionale", anche se tale autoflagellazione risultasse completamente giusta e dovuta. L’autocritica profonda anch’essa deve essere esposta soltanto ed esclusivamente nel contesto del rifiuto del progetto grillino, se no, si raccolgono solo  ulteriori motivazioni per autocritiche future ancora piu’ esacerbate ed amare…

 

Se dall’argomentazione dovesse conseguire che „gli elettori  hanno sbagliato”, non cediamo alla tentazione di dire „no, gli elettori non sbagliano mai”, perché da una parte e’ uno stupido luogo comune, dall’altra non ci porta avanti, ma diciamo che „la premeditata sofisticazione della comunicazione di Grillo  puo’ volutamente ingannare, usando trappole linguistiche ed argomentative non trasparenti per chi le ascolta in buona fede: smascheriamole”.

Riassumendo sinteticamente: qui e’ la narrazione che conta, non i fatti. Questa non vuole essere un'affermazione cinica, malvagia o "machiavellistica": delimita semplicemente il campo di battaglia dove la lotta - anche la "buona lotta" va combattuta. I fatti, il good governance, l'onesta ricerca del bene comune, non sono assolutamente in contrapposizione con la volonta' di vincere un combattimento comunicativo con i mezzi adeguati.

L’interpretazione dei fatti deve risultare in una visione completa, catartica, con  personaggi buoni e cattivi e con un forte messaggio morale. E’ piu’ facile redigere una narrazione convincente con fatti piu’ “giusti”, ma non e’ detto, anzi, che alla fine la narrazione fatta in malafede, anche se un po’ piu’ laboriosa, non avra’ piu’ successo rispetto a quella “giusta”…

Parlando del dilemma circa il finanziamento pubblico dei partiti, quello che voglio dire, in parole povere e' che non si deve  rinunciare a una risorsa, quale il finanziamento, quando tale rinuncia puo’ essere evitata forgiando una narrazione che riveli (o insinui) la cattiva volonta’ di chi l’ha proposta e descriva in toni cupi le conseguenze che ne derivano e su cui il promotore dell’abolizione vuole lucrare. Immaginate e descrivete le piu’ tetre conseguenze, create un nesso tra Grillo e Berlusconi e forze malefiche esterne, e su cui il promotore dell’abolizione vuole lucrare. Spiegate che la negazione della necessita' delle condizioni economiche  delle attivita’ sociali e’ antimarxismo volgare nonché sinistrismo e cioe' malattia infantile del pensiero della sinistra nel senso leninista e  porta necessariamente alla corruzione totale, al propagarsi delle costrizioni non-economiche e quindi  al macello ed al sopruso, fate quello che serve, ma mai rinunciare a un’arma reale per ottenere un vantaggio virtuale.

Anche perché a Giuseppe Piero Grillo e Associati, in effetti, non conta un fico secco il finanziamento dei partiti, a loro interessa la  sconfitta totale della sinistra e del sistema pluripartitico. Se si osserva bene, si vede anche  sul  blog di Bracconi, che gli adepti degli Associati formulano sempre piu’ severe ed impossibili rivendicazioni, stiamo tranquilli che non si accontenteranno di nessuna rinuncia e di nessuna contrizione. Che dimostra che – anche se inconsciamente – loro hanno capito benissimo la vera funzione di questa rivendicazione: un micidiale bastone contro i partiti in generale, nulla piu’.

Ed anche Renzi ha sbagliato: non bisogna mai accogliere nessuna rivendicazione dell’avversario, anche se sembra ragionevole, senza che si denunci nello stesso tempo la malvagita’ del progetto nell’ambito del quale esso la espone e le sue deleterie conseguenze…. Purtroppo, la “comunicazione totale” e’ malvagia, e’ un macello e non e’ per ingenui… a meno che non vogliate perdere in partenza.

 

Cerchiamo di essere corretti, ma non abbiamo paura degli argomenti non troppo sofisticati: l’approssimativita’ non e’ prerogativa soltanto di chi costruisce la narrazione totale...se ne puo’ avvalere, cum grano salis, anche chi cerca di riportare il discorso pubblico nell’ambito della discorsivita’ trasparente.

 

Se si ritiene che tali considerazioni possano giovare nel combattere il fenomeno deleterio in questione, sto volentieri a disposizione con analisi dettagliate e algoritmi procedurali, contatto: montefiore1@gmail.com.

 

Come argomento ultimo, vorrei analizzare dal punto di vista linguistico-argomentativo il peccato originale del pensiero grillino: la falsita’ della  presupposizione che da un insieme delle „proposte popolari” raccolte via web possa nascere un programma politico coerente ed attuabile.

 

Nell’uso quotidiano  della lingua (sono le trappole linguistiche piu’ insidiose, usando il termine di Wittgenstein) ogni risposta, anche assurda e fuorviante ha le fattezze di una „risposta”, ogni presunto „nesso causale” crea l’imaginaria impressione di aver indicato „la causa” , ogni analogia tende a sovrapporsi all’oggetto. Le argomentazioni di diverso livello e di differente coerenza nella catena parlata o scritta tendono ad avere  „lo stesso valore dimostrativo” e quindi senza un’analisi del testo che estrapoli il testo stesso dal contesto originale comunicativo e’ impossibile appurarne la coerenza e l’attinenza. Un unico errore logico, un’unica espressione analogica identificata con l’oggetto, una falsa attribuzione causale  e’ sufficiente per sviare completamente il discorso e portare  a delle implicazioni sballate. 

 

Lo vediamo esattamente nelle enunciazioni di Grillo sugli argomenti piu’ svariati, dalla democrazia iraniana alle nanoparticelle. Tali enunciazioni sono indiscriminate, non sono sottoposte a nessuna verifica di coerenza  ed hanno tutti l’identico messaggio sottostante… del resto, come abbiamo visto, in effetti non hanno lo scopo di approfondire un argomento, ma quello di illustrare e di trasmettere la particolare visione „manichea” del mondo. Poi, le singole proposizioni nel contesto delle altre proposte e degli altri progetti si influenzano a vicenda, indipendentemente da quanto di questo processo sia noto a chi li propone. Le „rivendicazioni” dei movimenti civili combattenti normalmente – e giustamente – sono squilibrate e non tengono conto di tutti gli interessi e di tutti gli aspetti che possono conseguire da una effettiva attuazione della rivendicazione, proprio perché partono dal presupposto che  contro di esse comunque c’e’ „il potere”, le „corporazioni” , che in un procedimento contradditorio faranno valere con prepotenza i propri interessi… ognuno e’ avvocato della propria causa.

 

Di conseguenza l’interpretazione e l’armonizzazione delle aspirazioni e delle proposte „popolari” possono essere messe in atto soltanto nel processo contradditorio  – proprio in quel processo contradditorio che Casaleggio ed Associati, esattamente come le assemblee popolari  staliniste o fasciste cercano di „superare” sia a livello della comunicazione con la stampa, sia a livello parlamentare. Dal „superamento” poi, deriva, o il caos assoluto, o, - piu’ frequentemente, se esso viene seguito dall’accaparramento del potere -  un progetto di oppressione e di tirannia che si basa proprio sul ruolo autoaggiudicato di „espressione delle aspirazioni del popolo”, che in mancanza delle strutture formalmente e costituzionalmente ancorate ricade necessariamente -  senza un mandato formale – alla cassa di risonanza ispirata della volonta’ popolare – o chiamiamolo „punto di riferimento del gruppo di comunicazione”… ? 

 

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